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Antologia II Caffè Poetel
Stanza "Franz Kafka" (18 aprile 1994)
Il granchio
Il granchio era in fin di vita
Il granchio era in fin di forze
eppure si scosse
cercando di attingere a tutte le risorse,
si aggrappò alle rocce, sciovolò e si tirò di nuovo su
ma le onde di carne di quel mare finito che è l'uomo,
lo cinsero,
e per lui fu la fine.
E.Gianturco@agora.stm.it
senza titolo
Lo possiedi in un momento.
è il vento che accarezza le guance,
crediamo sia per noi,
ma lui è lì con o senza la nostra dedica.
Le nuvole, il segno più chiaro
dell'esistenza senza materia,
un trasporto invisibile, ma reale.
L'albero del cuore
èdevastato da un uragano,
l'amore,
la più silenziosa delle apocalissi.
F.Baiani@agora.stm.it
senza titolo
Questo scarafaggio dalla lucida corazza
verde fosforescente percorsa da ronzìi
mi ha confinato in salotto a contare i secondi
dev'essere uscito per cercare del cibo
Ci incontriamo sulla strada per la cucina
Volevo una birra, niente di più
Di tornare alla tana non ne vuole sapere
è macchia mobile forte del buio
Fa briciole del mio terrore
Le divora arretrando in diagonale
è fermo in affronto
Mi controlla
Sa che lo guardo
Può scivolare sul pavimento
come un mantello
in un momento di distrazione
in un trasalire.
Può avere ragione di me temporeggiando
salirmi alle caviglie
Una sua mossa è la mia fine
So cosa sa di me
Avanza, e per il suo veleno
prego che gatto non l'intercetti
Che ci lasci soli a schiumare di sfida
Che si sfoghi con qualche moscone
Vorrei essere acqua e travolgerlo
ma son formica e m'inchioda
Pian piano m'ha costretto nel bagnetto
Non ho più coraggio per uscire
Vorrei spalancare il soffitto con urla di prigioniero
schiacciare solo la sua ombra dietro la porta
Grido tra le piastrelle bianche del bagnetto.
E.Monier@agora.stm.it
senza titolo
Haendel e tu, giovane Keynes chiaro
su una poltrona chiara. Mi piaci tanto
chino su un libro in questa casa estranea
la mente aperta alle armonie del canto
ai miei discorsi un poco febbrili.
Se questo poi non è
l'Immaginario
io non so più cos'è l'Immaginario....
A.Quattrocchi@agora.stm.it
senza titolo
Chiudi i tuoi occhi giovane fanciulla
Sangue di chi odiò l'amore
Affetti di cuori sofferenti
Vite di molte albe morenti
Il volto di un padre che bruciò il tuo onore
Chiuse pareti, nero dell'anima
Povere cose in piccole scatole
Tramonti nel sangue lucenti
Il dipinto di Sarah e l'anima di Giuda
Il vento violento che penetrò il tuo amore
Sangue e dolore di una ragazza
Cuore e viso di una violata
Nemici giocano i sogni
Nuvole di meriggi perduti
Dove sei ora che più ti cerco?
Solo le tue lacrime sarebbero lenimento
Perché? Peccato della mia anima
Adesso corre muto il tuo pensiero
Io, albero senza foglie
Morte senza doglie
Volti di sconosciuti
Passi vuoti in bui universi
Silenzi che non dimenticano mai
Parole mormorate e gridate alte
Cosa cerchi misero cuor mio?
Ampi spazi, fredde notti?
Un futuro che uccida se stesso?
Il sole mio amico
Il tuo piccolo viso di donna
Anime di colombe
Noi che sognamo di volare
Che vogliamo scappare
Che abbiam paura di dover sfidare
Stringimi dolce amore
Nelle tue braccia lascio il mio dolore
Libertà e fuga
Buone compagne di sventura
Occhi di sorgente
Capelli di sole
Volto senza sorriso
Pugni chiusi
Amore di chi si è arresa
In passi silenziosi
Momenti di dolore
Sere senza valore
Ruscelli senz'acqua
Vidi tuo padre quella sera
Non il suo cuore
Mentre il tuo portava a trofeo
Odio di chi non può amare
L'uccisi per poter ancora sognare
Perché è meglio sognare
E un tramonto non saprà solo di morte
Il viola e il nero
il dolore e la libertà
Dolce amor mio
Ed io non ti avrò mai
Pende il mio corpo ora
Misero mostra se stesso al tuo sguardo
Giustizia di uomini ingiusti
Nessuno ne chiese il prezzo
Il prezzo che aveva per me il tuo dipinto
E fu barattato con una corda da due pollici
Sarah
M.Bergamini@agora.stm.it
Blatta
Rapido tremore di piccola zampina
mi sveglia il suono del barcollante guscio
l' odore lentamente pervade la cucina
scendo dal letto e m'avvicino all' uscio
-
Ora è riuscito a girarsi e mi sfugge
(corre sul letto per salire sul muro)
vinco l' orrore premendo la mia scarpa
che lentamente spingo sulla corazza
-
Cola giallino succo di bacarozza
le uova sparse, il muro deturpa
mi resta in testa quel suono un po' duro
sulle coperte ricerco le schegge
A.Mazzucchi@agora.stm.it
Indice autori
senza titolo
La lasci passare come un'ombra
e la sfiori come in sogno
Duplice delitto nel tuo cuore
lasci correre avanti
lasci correre indietro...
giochi con la forma...
crudamente.
B.Cattivelli@agora.stm.it
Caro anno nuovo
Caro anno nuovo
Vorrei che tu fossi arrivato prima, che il vecchio anno giunto alla
fine
di luglio, si fosse fermato per chiamarti e poi fuggire
Ma tu eri lontano, e nessun'altro poteva aiutarci:
né il sole,anch'esso sbalordito, lontano e troppo caldo;
né il cielo, in parte inghiottito e masticato;
né la natura tutta, poiché fu essa la prima che sentì
quell'immenso
pugnale penetrargli il corpo, che è infinito, ma che in
quell'attimo
trovò il suo limite nella distruzione.
Forse l'uomo, o almeno la sua coscienza
la sua logica, il suo cuore;
potevano far qualcosa, ma di essi cosa rimaneva dopo circa sei anni in
cui
né coscienza, né logica, e né tantomeno cuore
erano minimamente apparse negli occhi di quegli uomini
tanto impegnati nel distruggersi?
E allora, a chi bisognava rivolger il grido di dolore,
per chiedere di essere graziati da queste ulteriori sofferenze?
Chi poteva risparmiare a tutti noi quell'orrore?
Tu caro anno nuovo, con il tuo giunger in anticipo.
Avrei risposto io, a coloro che avessero protestato
perché la natura era in rivolta.
"Forse è naturale che l'uomo,
presosi da sé il diritto di volare
e di portare co sé in questo scempio, tonnellate di ferro;
di solcare il cielo e inquinarlo per giunger sopra asfalti,
e mattoni accalcati a formare ripari
possa giunto lì
pensare di poter decidere la morte di centomila e più suoi simili
e la distruzione di tutto ciò che è vivo e non
per vari chilometri ?
Grazie ad un ordigno che stenta ad essere classificabile come
prodotto
di una natura cosi "disarmata" innanzi a questo orrore?
Ed è naturale che l'uomo possa incendiare terra e cielo, che ai
miei
occhi per tutta l'area che essi riescono a catturare
appaia solo fuoco,
che la terra frustata tremi, perché è l'uomo che ordina
e che la vita si disintegri, per mai tornare
solo perché ha toccato il suolo una bomba atomica?
E.Gianturco@agora.stm.it
senza titolo
Difficile trovare una chiave,
Un limite sopportare eventi,
Sotto il giogo del caso,
con il peso del corpo,
Cercando le ali,
vinco le urla,
Straziate negli occhi dell'ultimo sguardo,
un appassito destino
comandato dal dolore,
rifugiato nel mio cuore,
protetto da ogni vento,
esente dalla sofferenza,
persi la dolce condanna degli amanti.
Bianche pupille d'orrore,
danzano nell'odio della luce,
aspettando che le palpebre,
il sipario chiudano per sempre.
F.Baiani@agora.stm.it
senza titolo
Sfrecciate automi
su scale scavate
coperte di serpi
nella roccia dura
da un servo immortale.
Vi fermerete talvolta
su nidi oscillanti
su magri rami
di sterpi legati
col fango di giù.
A guardare in basso si cade,
salire è un passo in più.
E.Monier@agora.stm.it
senza titolo
Come rotolano i giorni
sempre più caldi
questa stagione che quasi passa
dall'inverno all'estate
è più triste di un novembre
perché qui si coltiva rigoglioso
del presente il rimpianto
A.Quattrocchi@agora.stm.it
senza titolo
Patrizia scende dall'albero
e ti guarda solitaria.
"Ho rabbrividito della sera funesta
e ciò che pensi è ciò che vedi.
Ho giocato tra le foglie...
Ho sempre perso qualcosa..."
Patrizia scende e guarda il sole.
B.Cattivelli@agora.stm.it
Poetel
Cercando la via sperata,
insieme alle ore notturne,
danzando gli indici du tasti assonnati
uniti da coppie di fili;
con gli occhi di pixel, e le orecchie di caratteri ascii.
Distratti da tuffi in piscine stanze, con echi d'acque
ancora presenti per difettanti manipolatori di bit
Ma comunque insieme, ancora in un chat
di sfoghi quaderni,
d'ire di righe,
di linee tratteggiate ad indire gli inizi e le fini,
ad aprirci e chiuderci il cuore.
Il silenzio assordante delle parole sepolte,
soli seduti e insieme retati,
sconosciuti incontri di segnali digitali a formare POETEL!
estemporanea dedicata al Poetel
E.Gianturco@agora.stm.it
senza titolo
Sovente per divertirsi
gli uomini d'equipaggio
prendono degli albatri
Appena li hanno deposti sul ponte
questi Re dell'azzurro
lasciano pietosamente trascinarsi le grandi ali bianche
come dei remi al loro fianco
Il Poeta è simile al principe delle nubi
Esiliato sul suolo in mezzo alle urlate
le sue ali di gigante gli impediscono di camminare.
C H A R L E S B A U D E L A I R E
F.Baiani@agora.stm.it
Giocando con i grilli sul tappeto
Mi trovai -quella sera-
a vedermi spiato da colori estranei
che rotolavano sul bagnato portando via certezze
già vilipese in placida comprensione
e travolte appese a testa in giù
sull'orlo di cieli chiusi a tradimento.
Fu mentre mangiavo cioccolatini
cercando calore di anfratto
quiete di tappeto arrotolato
: sentìi dolore di domande inevase
tornate alla luce
con tracotanza di cappio
E.Monier@agora.stm.it
senza titolo
Che lentamente magari mutassero
le cose mi aspettavo. Ma voi dove
siete giovinezza che avevi
sempre sete timidezza dai rari
riguardi? Quali demoni odiosi
quali streghe vi presero? Io intanto
io consumavo la mia narcosi
e il paludoso risveglio le strette
i distacchi la guerra oh quanto dura
dell'amore che invase i miei pensieri
con assiomi armoniosi e mi sottrasse
a me stessa e mi tolse ogni altra cura.
(Gabriella Leto)
A.Quattrocchi@agora.stm.it
senza titolo
Le mucche sono nere?
No, sono tutte bianche;
poi le colorano.
B.Cattivelli@agora.stm.it
senza titolo
Amabile sospetto
mi coglie
che i tuoi occhi
siano arossati per me.
Il cuore in tasca. Dopo,
i sogni sui polpastrelli.
Parsimonioso nelle carezze
e nelle parole
mi hai reso usuraio
delle tue labbra ridenti.
(Antonio Veneziani da "Torbida innocenza")
P.Campanelli@agora.stm.it
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