Il lavoro è nato, soprattutto, dalla voglia di far conoscere il nostro dialetto attraverso le forme artistiche più rappresentative: teatro, poesia e musica, nelle quali è stato usato.
Nella prima parte viene studiato il dialetto dal punto di vista tecnico, con l’analisi della sintassi, della fonetica , della morfosintassi e della semantica.
Nella parte successiva viene trattata, invece, la relazione tra gli stranieri presenti nel territorio e il dialetto, in quanto esso è il mezzo più immediato per entrare a contatto.
Nell’ultima parte il dialetto è esaminato nelle “forme artistiche” tramite la musica, quali la musica, la poesia, il teatro ; a tal proposito saranno presi in esame testi musicali e teatrali.
La tematica riguardante i poeti a braccio sarà trattata solo marginalmente.
1.Indagine tecnica
Il modo di parlare, di scrivere, la lingua insomma, cambia attraverso il tempo, così come avviene per tutte le altre manifestazioni della vita umana; ci sono parole che, ad esempio, scompaiono solo perché scompare l’oggetto che esse designano o perché sono sostituite da altre.
L’ indagine farà riferimento, in special modo, al nostro dialetto locale; prima però di approfondirne la conoscenza sarà illustrata la differenza fra l’ italiano, l’italiano regionale e il dialetto.
Cartina che rappresenta la divisione dell’Italia dal punto di vista dei dialetti,mettendo in rilievo il nostro territorio.
Bisogna specificare che l’insieme delle varietà tra italiano e dialetto può essere schematizzato in questo modo: italiano standard/italiano regionale/koinè dialettale/dialetto schietto (ricordando, però, che anche questa è un’ ulteriore schematizzazione).
Quando si parla di italiano regionale, si fa riferimento a quelle varietà linguistiche legate a fattori diatopici (geografici o spaziali).
L’italiano regionale pertanto è inteso come varietà locale della lingua nazionale.
Quando si parla di dialetto invece, si fa riferimento ad un “sistema linguistico autonomo dalla lingua nazionale”; un sistema che ha caratteri strutturali e una storia pertanto propria a quella della lingua nazionale.
Il dialetto ha la sua grammatica ed il suo vocabolario.
I vari dialetti hanno condizionato l’Italiano, frammentandolo, poichè a contatto con espressioni locali dialettali differenti.
I diversi italiani regionali hanno varianti fonetiche più o meno specifiche, come l’intonazione (che ci aiuta a capire da dove una persona viene). Tutte le parlate abruzzesi appartengono ai dialetti centro-meridionali, con l’ ulteriore differenziazione tra dialetti meridionali e dialetti mediani.
Il nostro è un dialetto della fascia mediana, che è quella che comprende l’Alta valle dell’Aterno, L’Aquila e la Marsica Occidentale e si inoltra sul Lazio interno, nell’Umbria sud-orientale e nelle Marche centro-meridionali (secondo l’indagine di Migliarini).
Divisione dell’Italia tramite le due isoglosse che dividono immaginariamente il territorio nazionale in base ai dialetti.
Le caratteristiche saranno illustrate di seguito, esaminando separatamente la sintassi, il lessico, la fonetica e la morfosintassi.
Sintassi:
Uso dell’ indicativo presente al posto del futuro (domà lo faccio = domani lo faccio);
Utilizzo del costrutto stare + infinito (ad esempio, che sta a dì? ='che sta a dire?'); per esprimere l’idea dell’azione duratura.
Uso del verbo essere come ausiliare dei verbi transitivi, con l'eccezione della 3a persona singolare e della 3a persona plurale (ad esempio sémë cërcàtu' abbiamo cercato', sétë cërcàtu 'avete cercato').
Fonetica:
Accade spesso, però, che, per italianizzarsi, alcuni cadono nell’ accesso opposto pronunciando:
La metafonesi: innalzamento del timbro delle vocali accentate -è ,-ò ( che diventano -i e –u)per l’influsso di alcune vocali latine originarie , nelle zone interne di –I e –U (Issu=lui Essa=lei rusciu=rosso roscia=rossa).
Sonorizzazione post-nasale: è il passaggio dei suoni –K –T –E –P –A –G –B e –D dopo la consonante –N ( come per esempio: monte=monde pronto=prondo).
L’uso di LU per i maschili e LO per i neutri con aggettivi e verbi sostantivati (come per esempio il grano=lo ranu il lavorare=lo laorà)
raddoppio delle consonanti scempie: accelerare, commara, barrella, burrattino, o scempiando le vocali doppie: matutino, matone, machina, capuccino, inferiata(questo fenomeno è tipico della zona di Fano, cioè della zona che si trova quasi ai confini con il Lazio)
riduzione della palatale schiacciata "gl" nella laterale "l"(per esempio oio, taio invece di olio, taglio);
pronuncia palatalizzata di: s+t ed s+chia, -chio, -chiu: quešto, vešte, šchiavo, šchiaffo; questo fenomeno è tipico, soprattutto, del dialetto aquilano.
l'uso di forme verbali arcaiche come leggiavamo, sapavamo, e viceversa amevamo, parlevamo.
Semplificazione di parole “difficili” da pronunciare: psicologo=pissicologo, aritmetica=arimetica.
Lessico:
a volte il significato è sovra esteso, per coprire il significato di una parola che non si conosce, se ne usa un’altra che appartiene alla stessa area semantica.
Malapropismi: parole riprodotte da un parlante incolto assimilate a qualcosa che risulta più familiare e noto (flebite=febbrite).
Come già affermato, le parole possono scomparire per due motivi:
1)Parole che vanno in disuso perché non si utilizza più l’oggetto che esse designano;
2)Parole che vanno in disuso perché sostituite da altre.
Morfosintassi
Neutro latino: nel nostro dialetto c’è la conservazione del neutro latino, soprattutto nei dimostrativi ( “quesso l’ha ittu quissu”), negli articoli determinativi
l'aggettivo per l'avverbio: "la fa facile", anziché "facilmente”
l'errato uso del riflessivo: "si è mangiato un piatto di minestra"
l'uso dell'indicativo al posto del congiuntivo: "a ora che viene" per "prima che venga"
l'uso della preposizione articolata al posto della preposizione semplice: "è andato alla scuola, alla messa"
Possessivo enclitico: è tipico con i nomi di parentela ( mia zia= ziema mio padre=paremu)
I dialettalismi : parole di origine dialettale che entrano nella lingua italiana.
Spesso si utilizzano per coprire un vuoto oggettivo in italiano;perché per esempio mancano parole corrispondenti a tradizioni a usi locali(basti pensare al caso della cucina locale; in alcuni casi diffusa anche a livello nazionale,per esempio il parrozzo)
Gli ipercorrettismi: si hanno quando un parlante corregge oltre il necessario; e se non ha padronanza del codice che sta usando, che, invece, vorrebbe far credere di dominare.
L'abruzzese distingue due livelli linguistici: quello dialettale, che definisce "parlare sporco", e quello italiano, che chiama "parlare pulito o cibato"; mentre parlà giargianese significa "parlare una lingua straniera", e perciò incomprensibile. Nell'ambito delle parlate locali, l'abruzzese distingue e ha coscienza della differenza tra il proprio dialetto e quello dei paesi vicini.
Dizionario dialettale
Parola italiana |
Parola dialettale |
|
|
Insieme |
‘nzempora |
Andiamo |
Jamo/ Jemo |
Ascolta |
Ausola |
Bicchiere |
Lu picchiere |
Bocca |
La ‘occa |
Calzino |
Lu caosittu |
Capelli |
Li capilli |
Capelli |
Li ciurli |
Coltello |
Lu cortellu |
Denti |
Li ‘enti |
Di fronte |
‘nfaccia |
Dicono |
Iciu |
Dito |
Lu ‘itu |
Entrare |
Ventra’ |
Formaggio |
Lo caciu |
Gallina |
La jallina |
Gallo |
Lu jalle |
Gambe |
Le zampi |
Gatto |
Lu jattu |
Giorno |
Lu jornu |
Grano |
Lo ranu |
Grembiule |
La parnanza |
Il lavorare |
Lo laora’ |
Il ridere |
Lo rie |
Infondo |
‘nfunnu |
L’ho detto |
L’ajo ittu |
Macchina |
La machina |
Mangiare |
Magna’ |
Mondo |
Lu munnu |
Naso |
Lu nasu |
Orecchie |
Le ‘recchie |
Pantaloni |
Le caosi |
Pantofole |
Le sciarpelle |
Pettine |
La streccia |
Piedi |
Li pei |
Questa |
Quessa |
Salire |
Salli’ su |
Sbrigati! |
Ainate! |
Soffrire |
Tribbola’ |
Sopra |
Su ‘ncima |
Sparecchiare |
Spiccia’ |
Specchio |
Lu rementeturu |
Stamattina |
Mantoma’ |
Tovagliolo |
La servietta |
Tua mamma |
Màmmeta |
Tuo padre |
Pàretu |
Ubriaco |
‘mbriacu |
Uscire |
Vesci’ |
2.DIALETTO E STRANIERI
Abbiamo effettuato una ricerca sul dialetto e gli stranieri, in quanto il loro primo approccio con la lingua avviene con quella che abitualmente sentono parlare dalla gente del luogo in cui si trovano a vivere, quindi con la lingua locale. Non avendo conoscenza dell’ Italiano, non sanno distinguerlo dal dialetto; per questo motivo la maggior parte di loro usa termini dialettali frammisti a termini in italiano.
Secondo una ricerca effettuata presso l’ufficio anagrafe del nostro Comune, siamo venute a conoscenza che il territorio monterealese è attualmente abitato da (residenti) di cui 220 stranieri residenti circa 2772 abitanti. A seconda della provenienza abbiamo:
NAZIONALITA’ |
MASCHI |
FEMMINE |
TOTALE |
ALBANESE |
1 |
0 |
1 |
ALGERINA |
1 |
0 |
1 |
BIELORUSSA |
0 |
1 |
1 |
BULGARA |
3 |
3 |
6 |
BURUNDIANA |
0 |
1 |
1 |
COLOMBIANA |
1 |
0 |
1 |
KOSSOVARA |
1 |
0 |
1 |
LITUANA |
0 |
1 |
1 |
MACEDONE |
23 |
16 |
39 |
MAROCCHINA |
6 |
0 |
6 |
MOLDAVA |
0 |
3 |
3 |
POLACCA |
2 |
8 |
10 |
ROMENA |
73 |
74 |
147 |
SLOVACCA |
1 |
6 |
7 |
222 |
La maggior parte degli extra-comunitari è, soprattutto, di età compresa tra i 18 e i 34 anni. Il loro rapporto con l’Italiano è stato più volte preso come oggetto di studio da molti studiosi.
Quella che cominciano a parlare è una lingua, anzi una “interlingua”, che risente di idiomi,traslazioni. C’è una grammatica provvisoria, come è possibile vedere sui bigliettini appesi ai pali dei semafori lungo le strade.
Esempio: “ Ragazzo rumeno CERCARE lavoro COMME CAMERIERI”oppure “ho fame molte graze.
Gli esperti lo chiamano “italiano di contatto” ed è quello che gli immigrati usano appena sbarcati nelle nostre città. Si tratta, soprattutto, di albanesi e di rumeni, gente che, comunque, in primis cerca di apprendere qualche parola dell’italiano o, meglio ancora, del dialetto locale, perché è quello con cui sono più a diretto contatto.
Lo potremmo definire come il “fenomeno” del PIDGIN , un idioma derivante dalla mescolanza di lingue di popolazioni differenti, venute a contatto a seguito di migrazioni, colonizzazioni, relazioni commerciali, che consente la comunicazione tra i parlanti di due o più lingue differenti.
Diversi sono gli elementi che contribuiscono alla nascita di un pidgin:
Parlando con alcuni stranieri presenti nel nostro territorio è emerso che le parole in dialetto sono quelle più usate per farsi capire, notevoli le difficoltà nello scrivere in italiano.
Uno dei problemi principali è rappresentato dall’utilizzo delle doppie: sia nella lingua per loro parlata, sia nella lingua scritta.
Esempio: “Noi gli affittiamo la casetta in montagna per tutto il mese”: “ Noi gli aFiTiamo la caSeTa in montagna per tuTo il mese”.
Ovviamente si fa presente comunque che non tutti manifestano tale difficoltà, in quanto la maggior parte di essi sono bambini che frequentano la scuola elementare e media del Comune.
3-L’ARTE DEL DIALETTO
Nei seguenti capitoli saranno illustrate le varie forme artistiche legate alla nostra cultura e, quindi, al nostro dialetto. Verranno inoltre presi spunti dai testi per trattare argomenti e problematiche relativi al territorio: i riflessi della seconda guerra mondiale, l’emigrazione verso la città.
3.1 MUSICA
Verranno analizzati i testi delle canzoni del gruppo musicale “Aringroup”, il quale gruppo canta e fa rivivere le usanze, i costumi e le tradizioni del nostro paese. Poiché, però, esso è il solo gruppo musicale presente nel territorio, è mancata la possibilità di effettuare un’analisi comparativa con altri testi dello stesso genere.
3.2 TEATRO
La compagnia teatrale “Quillillà” è la sola presente nel territorio. Si esibisce sulla scena usando come mezzo di comunicazione il dialetto “stretto” ; la produzione può essere definita commedia degli “equivoci”. Anche per il teatro mancano testi di riferimento per un’analisi comparativa.
3.3 POETI A BRACCIO
ingegno e fantasia sono le caratteristiche peculiari di chi si cimenta in questa che può essere definita una vera e propria Arte. Il tema, però, si è potuto trattare solo marginalmente.
3.4 POESIE
L’ obiettivo iniziale sarebbe stato quello di raccogliere testi di autori diversi e di epoche differenti per mettere in evidenza l’evoluzione che il dialetto ha subito nel corso del tempo, di come alcuni termini si siano modificati assumendo anche significati diversi, e di come altri siano scomparsi. Ciò non è stato fattibile in quanto non siamo riuscite a recuperare altri componimenti.
3.1 ARINGROUP
… Piccole
storie che volenu via
Lascenu un votu ‘e
malinconia
Sogni allu ventu de gente ch'è
stata
Calenu pianu e cerchenu l'atra…
Aringroup nasce nel Novembre 2002, quando alcuni amici di Aringo, frazione del nostro comune, decidono di affittare una sala-prove per riarrangiare un brano scritto per gioco circa vent’anni prima; essi devono realizzare la colonna sonora per un video, in occasione della celebrazione del ventennale della “Caccia al tesoro”. La canzone è "Nicola e Maddalena”.
I componenti del gruppo sono:
Provvidenza
Rizzo: voce, tastiera, fisarmonica, piano
Fabio
D’Amico: voce, chitarra
Roberto
D’Amico: voce, basso
Mario
Di Giammarco: voce, chitarra, armonica
Marco
Scarpellini: voce, chitarra, violino, mandolino
Bruno
Cattivelli: voce, chitarra, armonica, tamburello
Matteo Vattani:
batteria
La priorità dell’Aringroup è stata,soprattutto, quella di esprimere liberamente la sua passione per la musica (è da sottolineare che nessuno dei componenti è musicista professionista) e quella di aiutare la sua terra, l’Alta valle dell’Aterno, regalando al proprio paese, in collaborazione con l’Aringo Club, una vera e propria sala prove(progetto già avviato).
Aringo Club è un’associazione turistico-ricreativa senza scopo di lucro costituita nel 1972. Nata con lo scopo di fornire al paese spazi e servizi per il tempo libero e lo svago, ad oggi conta circa 240 iscritti. Fin dall’inizio l’obiettivo è stato coinvolgere più persone possibili per creare un patrimonio di beni in piena autonomia e svilupparlo col tempo. Il risultato è la realizzazione di numerose strutture utilizzate con successo da grandi e piccoli. Le attività dell’Associazione sono regolate da uno Statuto redatto dai fondatori e da un Regolamento indicante le norme per il corretto utilizzo degli impianti. Le strutture sono aperte a tutti gli associati e loro famigliari, residenti e villeggianti. |
Nell’estate 2005 ha effettuato un piccolo tour nelle zone limitrofe,quali: Montereale,Pellescritta, Amatrice(RI), Cesaproba, Borbona(RI).
concerto ad
Amatrice
Nel 2006 ha tenuto due concerti:a Roma,al teatro San Raffaele,a cui hanno partecipato circa 300 persone,e ad Aringo.
Locandina del concerto a Pellescritta.
Nel 2007 ha aperto la serata del Festival delle Province di Rieti(rete nazionale di cultura popolare), dedicata alla Poesia a Braccio.
Il gruppo ha autoprodotto finora tre Cd originali ed una collezione:
Venti di Terra:
Primo album realizzato dal gruppo e registrato nel periodo dell’attacco USA all’ Iraq. Sono presenti altri otto brani oltre a “Nicola e Maddalena”; essi sono scritti nel dialetto tipico della zona di Aringo. I proventi del disco sono stati devoluti all’associazione “Aringo Club”per allestire una sala-prove musicale e teatrale.
Nicola
e Maddalena
Fabio
D’Amico e Giulio D’Amico
Me
ne jeo su pe' Fonte Campuni
co 'na stozza e mparu de scarpuni,
me ne jeo pianu pianu 'nfaccia a sole
e repenzeo a quelle tue
parole.
Fosse vero quellu che mm'ha 'ittu
Ce scapperebbe
qua'e ccosa 'e dirittu
Ma quillu spetta all'ufficiale postale
Che 'n mpar 'e timbri mette solu a Natale
Coro: Oh
Maddalè, se pure Cristu s'è scordatu de te
Oh
Maddalè, se pure Cristu s'è scordatu de te
Non te le
da sta preoccupazione
Che ‘nfonnu ‘nfonnu mancu
baffone
ce la risolve 'ssa situazione
e pe' campa', e pe'
campa', e pe' campa'
tiremmu lu traione
Me
ne jeo alle Pozze e 'lle Rota
'ncollu na farcia e 'ntasca 'n
pezzu de cota
e attaccatu a coppia co 'llu runcu
'n fiascu de
vinu che facea da tornacuntu
Ma lu sole te la secca la gola
e
'nu fiascu solu se 'nne vola
e prima che lu birbu 'se ina
lu
Sole alla Luna s'enchina
Coro: Oh
Nico', quantu tempu te cce vò
Oh Nico', quantu tempu te cce
vò
Pe' capì che te ssau scordatu
Pe' capì
quant'è zozzo 'ssu Statu
Che se uno te dà dieci
'iai 'atu
e pe' campa', e pe' campa', e pe' campa'
campa
quill'atru
E'
arrivatu quillu giorno fatale
Zurli zurli come fosse Natale
e
appoggiato sotto a quella finestra
tu l’aspetti Maddalena
rempoppata a festa
L'asena è pronta co 'lli campanelli
lu
carrettinu l'hau addobbato li fratélli
Marco e Orazio alli
carratelli
e Gigi Frasca alli sportelli
Coro: Oh Maddalè, se pure Cristu s'è scordatu de te...
Ma
appoggiato a quillu muru grassu
ha retroata 'na scritta su 'n
sassu
che te reporta alli tempi belli
della felicità
co' m' paru 'e giocarelli
ntornu a ti tutta la confusione
ma
tu l'ha presa già la decisione
nun se so accorti che tte
si squajatu
e corri libberu pe' llu Cecatu
Coro: Oh
Nico', quantu tempu te cce vò...
-La canzone “Nicola e Maddalena” è la prima realizzata dal gruppo, la realizzazione è avvenuta quando i componenti del gruppo avevano appena vent’anni. Solo qualche anno fa però è stata messa su Cd per celebrare l’anniversario dell’Aringo Club.
Il testo tratta delle difficoltà del tempo e dello Stato,che non fa niente per aiutare la popolazione”Non te le da sta preoccupazione/ Che ‘nfonnu ‘nfonnu mancu baffone /ce la risolve 'ssa situazione /e pe' campa', e pe' campa', e pe' campa' tiremmu lu traione”.
L’albero
della cuccagna
Fabio D’Amico
Me ne voglio i'
'mmezzo allu male
Reveni' quassu' quann'e' Natale
Nun
ce voglio i' a rocca' la vigna
Voglio sali' all'albero 'ella
cuccagna
(…)
E mejo anna' a lava'
dell'atri i piatti
Che sta avanti allu focu co' li iatti
E
voglio cammina' in mezzo alla gente
Addo' lu passu me mancu se
sente.
(…)
E
voglio mille luci tutt'atturnu
E me ce
voglio perde fino a jurnu
Nun voglio salutà
più tutti quanti
Quannu revengu pe'
porta' li santi.
Il tema della canzone è particolarmente caro agli abitanti del territorio: dal paese alla città.
La ragazza di paese sogna ardentemente di andare a vivere in città” E voglio cammina' in mezzo alla gente/Addo' lu passu me mancu se sente... E voglio mille luci tutt'atturnu”.
L’EMIGRAZIONE Aspetto rilevante e caratterizzante della storia abruzzese, soprattutto degli anni cinquanta, è stata la migrazione di buona parte degli abitanti dei paesi verso la città. Inizialmente, i primi a spostarsi sono stati i pastori, con il fenomeno della transumanza; la terra verso la quale si dirigevano era la Puglia; ad essa ha fatto seguito Roma, città ambita dal “paesano”, poiché offriva “mille” possibilità di lavoro! Ciò, però, ha prodotto, come logica conseguenza, lo spopolamento dei paesi e il sovrappopolamento della città, a danno dell’economia locale basata,soprattutto, sull’agricoltura. |
Piccole Storie
Secondo Cd autoprodotto, realizzato in memoria di “Panzone e Scardazza”(virtuosi suonatori di organetto di Aringo), che hanno rallegrato le feste danzanti di molti paesi d’Abruzzo.
I proventi sono stati devoluti all’Associazione “Aringo Club” per l’allestimento di una sala-prove teatrale e musicale.
L'album, registrato negli studi Zoo Simphony di Roma, vede la presenza di ospiti eccellenti: Marco Rosini al mandolino (New Country Kitchen, Francesco De Gregori band) e Marco Vannozzi ( StradAperta ex-Venditti band) al basso; il noto chitarrista Paolo Giovenchi è presente tra i ringraziamenti per alcuni preziosi consigli.
Piccole
Storie
Fabio
D’Amico
Allu tempu ‘e
pora nonna
quanta gente bella che
Co' llu mmastu o co' la
conca se portea la croce sé
(…)
Piccole storie che
volenu via
Lascenu un votu ‘e
malinconia
Sogni allu ventu de gente ch'è
stata
Calenu pianu e cerchenu l'atra
(…)
Se po' va ‘iù
pe' le vigne
tutto abbandonatu a sé
E lu core me sse
strigne sentu ‘n friddu che nun c'è.
Bella
me
Fabio D’Amico
Centu porte tutte
aperte
Centu cori te fau la corte
Mille fili 'e tela de
ragnu
Che po’ se campa porta guadagnu
(…)
Quanti sorrisi a
sguardu bassu
Ma unu solu c’ha fattu lu passu
Co l'occhi
che brillu mela rosa
Sogna allu lettu d'esse sposa
(…)
Mo da esso 'ncima do
lu munnu è calatu
Recordeme e dimme dellu creatu
Mo che
'sso avanti te tutta la piana
Recordeme e dimme della poiana
Per comporre questa canzone Fabio D’Amico è stato ispirato dai complimenti ricevuti da una cassiera di un supermercato, che, come egli stesso afferma “gli si è rivolta con un’educazione d’altri tempi”. Il testo è nato subito per la base musicale è servito più tempo; il testo è molto veloce.
Se
po’ vo’ revola’
Fabio D’Amico
Sicuru allu paese
avrau già resparlatu
da ecco a capo 'n mese sarrai
‘mbriacone natu
Ma è gente ch'è già
morta e campa sulla porta
(…)
Compa’ damme la
mano guarda che fìrmamentu
Reiemo piano piano mo sci
che so’ contentu
I te conzolo a te nu nnodu mo me ve’.
Questa canzone parla delle persone che criticano sempre ”Ma è gente ch’è già morta e campa sulla porta”
Transonanza
Questo CD, stampato in formato economico, raccoglie le sei canzoni dialettali contenute nei primi due dischi di Aringroup.
L’ottavaru
Terzo cd autoprodotto, che nella sua realizzazione ha subito gravi ritardi.
L’ottavaru
Fabio D’Amico
E
a combina', lu prezzu cala e sale
Alla fiera 'ell'Ottavaru 'e
Montriale
Mercanti a braccia aperte pe' i’ avanti
Passenu
allu setacciu reali e fanti
Pecore,
agnelle e mule co' le vacchi
Montoni, capre, asene e potracchi
Manieri e conche, sgommarelli e sicchi
Pucchelle e cavallucci
e fichi sicchi
Cottore
'e rame guardenu a splendore
Tegami 'e cocciu 'e tutte le misure
Tavole arcate d'ogni ben divino
Ricotte miele e caciu
pecorino
Coro:
Uhau mamma 'amme ‘na
manu
Che alla fiera sta Marianu
E ma' ‘ittu mezze sposa
Ma i’ so' tantu vergognosa
Camice
bianche addossu a pelli scure
Cotte dalla fatica e dallu sole
Scarpuni vecchi ritornati novi
Co' 'npezzu ‘e segu e
niru de’ cottori
Semplicità
ch'è diventata 'n pesu
Coperta dalle stoffe 'e fintu rasu
Ciuffe e forcine 'e 'ntrecci de’ capilli
Pennenu dallu
collu li coralli
Te
cercu 'n mezzu a quissu formicaro
Sorriso ardente su 'nu sguardu
puro
Eppure me l'ha ‘ittu la commare
Mariuccia sta alla
fiera 'e Montriale
Coro: Uhau mamma 'amme ‘na manu...
L'aria
de festa l'ha rempita casa
Corri Mariuccia corri senza posa
Corri animata da passione vera
Passa allu Sassu Grossu e va'
'lla fiera.
Coro: Uhau mamma 'amme ‘na manu..
Questa canzone merita una nota di riguardo,perché descrive uno scorcio di vita passata molto cara agli abitanti di Montereale:la fiera di Primavera, momento di particolare importanza per il commercio del paese.
La
casetta dei prigionieri
Fabio D’Amico
Allu COLLE ‘E LA
CITTA’
s’hau u'
refuggiu ‘mprovvisatu
Quant’è bella libertà
quannu t’hau già condannatu (2)
La
paura dintru all’occhi
pe’ tuttu lu munnu è 'guale
La
disgrazia e li peocchi so’ la lingua universale
(…)
Ma
la madre de’ ‘n sordatu
co’ tutta la pena
se
Disse allu più ardu ‘n gradu i' so’ come
mamma te(2)
E
passò la ritirata.
Mo’ la notte è menu
scura
Andrew e John se ll’hau scampata ma la guerra ancora
dura
(…)
So’
re'enuti ‘n po’ più 'rrassi,
‘n po’
menu americani
tutti he ddu’ coll’occhi ‘nfussi
e li ricordi tra le mani.
Si narra del passaggio di due soldati (presumibilmente americani) fuggiaschi, che la popolazione di Aringo aiutò a nascondersi nei boschi vicini. I due dormirono per qualche notte in una capanna sul ”Colle della città”, una località appena fuori il paese.
Qualcuno racconta infatti che negli anni settanta uno dei soldati tornò in paese per ringraziare le persone che lo aiutarono. Un bel gesto. In modo stupefacente qualcosa di analogo è accaduto lo scorso anno, a distanza di più di sessant’anni dai fatti…Sul guestbook del sito dell’Aringroup viene lasciato un messaggio da parte di Rosemary, da Malvern, Inghilterra, che scrive “Ho appena sentito l’Ottavaru. Mi ha piaciuto molto! ”… Rintracciandola, si scopre che poche settimane prima infatti Rosemary era in Italia. Insieme alle due guide che la accompagnavano aveva trovato alloggio ad Aringo presso l’agriturismo “Le Verande sull’Aterno”. La mattina successiva sarebbe andata a piedi fino a Poggio Cancelli, attraverso i boschi e l’altopiano. Mentre cenava nel ristorante dell’agriturismo aveva notato il nostro CD L’Ottavaru, esposto su uno scaffale e, attratta dal numero otto, ma soprattutto dal titolo della canzone “La casetta dei prigionieri”, si decise a comprarne una copia che portò con sé in Inghilterra.
Nel prosieguo dello scambio epistolare Rosemary ci dice il vero motivo della sua visita in Italia: lei sta ripercorrendo l’itinerario di suo padre Jack Clarke, un ufficiale inglese che, fuoriuscito dai campi italo-tedeschi dove era stato detenuto fino al giorno dell’armistizio, attraversò l’Italia centrale a piedi per raggiungere la linea Gustav, sul fiume Sangro, in modo da riunirsi alle truppe alleate sbarcate in Sicilia. Emerge così che questa è esattamente la stessa storia raccontata nella nostra canzone, anche se probabilmente le persone interessate sono diverse.
Ammonte
allu monte
Bruno
Cattivelli
Sali
ammonte allu monte,
collu core che batte,
Lu sudore 'lla fronte
te fà escì dalla notte.
Quanti amici allu
monte
senza conca né sicchiu,
pe' sciacquasse alla
fonte
che rinnova lu vecchiu
E
quell'acqua che sorge
brilla come l'argentu.
Chi se bagna
risorge
colla forz 'ellu ventu.
Se so' aperte le fronni
se
so' fatte sentieru,
so' più chiari li panni
dellu farsu
e lu veru.
E
co' tanti timori...
lu passatu è crollatu,
l'hau
attaccatu li fiori
l'ha gnottitu lu pratu.
Recambiate le
piume
è 'nu giocu volare,
e quell'acqua mo' è
fiume
e va versu lu mare.
Il tema della poesia del fiume Aterno, è la forza rinnovatrice la cui sorgente si trova nel nostro territorio. Il fiume è visto come sacro: esso è il testimone di tutti i cambiamenti avvenuti nel corso del tempo (ciò ci rimanda al capitolo 4.4 alla poesia “All’Aternu” ).
Pocusale
Fabio D’Amico
Siccu siccu
allampanatu
Co’ la dote de n’pascià
Co’
lo sguardu un po’ stonatu
Ma n’sorrisu da qua a
la
Zompettea sopra allu pratu
Co’ li grilli da caccia’
E
sorridea lu Padreternu
A tutta 'ssa semplicità
(…)
Mai nisciunu l’ha
capitu
Quell’allegru pazzia’
Pocusale je
caccienu
Pe' potellu cojona’
Che piacere co’ lu
ditu
Quannu issu va' a punta’
E lo fiele è gratuitu
Pe’
chi nun se po’ arriva’
La poesia ispirata ad una persona scomparsa recentemente, benestante, era sempre deriso e preso in giro da tutti, perché era un po’ fannullone e spendaccione.
Fijiu
me
Fabio
D’Amico
Fiju
me' senza peccatu
Fiju ancora senza nome
Soffìu d'alitu
de fìatu
De puledri senza some
(…)
Fa'
che venga prestu sera
Fa' che lu bene reve'
Fa' che quessa
notte nera
Possa 'llumina' la te'
Fiju
dall'amore natu
Che te vo'ti e non retrovi
Cìtolillu
libberatu
N' mezzu a nu campu de rovi
È una specie di ninna nanna, dedicata a tutti quei bambini mai nati.
3.2 QUILLILLA’
…nel dialetto c’è la storia di un popolo…
Il gruppo nasce nell'anno 2000 dall'incontro di alcuni amici interessati a promuovere e divulgare tramite il teatro dialettale, momenti di vita dell’ epoca passata, nella convinzione che con questa iniziativa si possano ricercare e conservare proverbi, detti, idiomi di quell’ Abruzzo rurale il cui passato, non tanto remoto, è insieme memoria, storia, tradizione. Fitte sono state le rappresentazioni effettuate dal gruppo teatrale nelle piazze e nei teatri, dove la risposta del pubblico è stata più che positiva.
I componenti del gruppo sono cambiati nel corso del tempo, all’inizio erano soltanto dodici,ma, nel tempo, se ne sono contati più di venticinque.
Tra questi ricordiamo
Maria
Pia Soi – Berardina Faccenda
Stefania
Orlandi – Rita Aloia – Fabio Bacchetta
Lorenzo
Bacchetta – Barbara Bacchetta
Giulio
Cesaretti – Nazareno Donati – Giorgio Ettorre
Domenico
Olivieri – Andrea Prosperini –
Luciano Stecconi
– Emanuele Corazza.
Le opere sono interamente scritte, sceneggiate e rappresentate dal gruppo.
Ogni spettacolo impegna il gruppo per circa 100 ore,fra partitura, copioni,allestimento scenografie,perfezionamento della messa in scena e realizzazione dei costumi.
Le opere realizzate sono:
Luglio
2000 – “LA SERVA”
Gennaio
2001 – “LU FANTASMA”
Agosto
2001 – “ LA CASA DELLU SINDACU”
Gennaio
2002 – “LU PRONTU SOCCORSU”
Luglio
2003 – “ALBERGO ITALIA”
2006
- “FRATELLI DE LATTE”
Gli spettacoli sono stati rappresentati anche fuori il territorio monterealese, ricordiamo:
10/07/2001 |
Tempera |
Pro loco |
14/07/2001 |
Paganica |
Cortile Palazzo Ducale |
08/08/2001 |
Preturo |
Patrocinio del Comune dell’Aquila |
11/08/2001 |
San Vittorino |
Patrocinio del Comune dell’Aquila |
23/08/2001 |
Civitatomassa di Scoppito |
comitato feste |
25/08/2001 |
San Lorenzo di Pizzoli |
patrocinio comune di Pizzoli |
Il gruppo ha partecipato anche ad eventi teatrali di rilievo, nel 2008 è stato scelto come rappresentante regionale alla “Rassegna regionale” ad Osimo(Ancona).
Gli altri eventi ai quali ha partecipato il gruppo teatrale sono:
Anno 2001: organizzazione logistica Giornate Margheritiane – Montereale (AQ)
Anno 2001: organizzazione Rassegna di teatro dialettale – Città di l’ Aquila –
Anno 2002: partecipazione Rassegna dialettale interregionale – Città di Amatrice (RI)
Anno 2002: partecipazione Rassegna Nazionale di Teatro Amatoriale Ridotto del Teatro Comunale l’ Aquila
Anno 2003: partecipazione Rassegna Teatro dialettale Interregionale Città di Amatrice (RI)
partecipazione alla Borsa Regionale della Cultura e dello Spettacolo – Castello Cinquecentesco – L’ Aquila
L’ impegno sociale è finalizzato al sostegno economico delle Suore della “ Missione della Dottrina Cristiana” di Hardeman, in Bolivia e alla Associazione Pubblica Assistenza di Montereale ( Servizio Ambulanze). Altra iniziativa importante è l’adozione a distanza il gruppo decide di adottare un bambino a distanza. Il ricavato di uno spettacolo è stato devoluto per l’adozione di un bambino in Bolivia ospite presso la ”Casa del Sorriso” Mariele Ventre. |
“Fratelli de latte”
Commedia dialettale in due atti
Lorenzo Bacchetta
Divertente rappresentazione nello stile tipico del teatro dialettale, nella quale equivoci, scambi di persona e situazioni esilaranti coinvolgono i personaggi in un tourbillon di eventi al limite della comicità, mentre lontana infuria la guerra.
In questa commedia sono presenti anche due giovanissimi attori:
Barbara
BacchettaAntonia
Angelo
ZanfiniAscanio
CATERINA: menu male che li cunti me li fate voi, signorin’ Anto’.Io co sta capoccia che me retrovo…specialmente stu periodu le tengu tantu ‘mpicciata che me ce mancherria solu de metteme a fa se carti…non solu li picci de maritemu, mo so na quindicina de jorni che non ricevo mancu na lettera de Ascanio me,che pure me scrie tantu spessu!!
ANTONIA: come Ascanio, chi sarria mmo quissu?
CATERINA:Ascanio , lu fiju de quilli cristiani che stenu pe socci alla masseria de nonnu, tantu brava gente…poveracci sci, ma proprio gente brava!!!
ANTONIA:ma io non melli recordo pe cosa!
[…]
CATERINA va borbottando:quello che te repostu…Ziemu¹ cuscì bacchettone com’è menne so pure vergognata de scriveli quello che me va combinenno stu zuzzu…(suonano alla porta)(alla vista del soldato): ma tu sarristi…
FILIPPO:Ascanio Ficozza, lu fiju da Matalena. Caterì, fammete bacia’ le mani, che tu si na Madonna, solu tu si tantu bona.
ANZERMO: a parte lo² bonu, ma tu che va cerchenno?
CATERINA:quistu è Ascanio lu fiju de Matalena( piacere, piacere) Io e Ascanio semo fratelli de latte, jello so dittu io de veni ecco mo che te la licenza pe stazze pocu con me( mentre lo fa accomodare) mammeta m’ha parlatu tantu bene…….che tu si tantu bravu e giudiziusu, nu fiju tantu bonu.
¹ Possessivo enclitico
²articolo
"Albergo Italia"
Siamo
agli inizi degli anni Sessanta, e la signora Italia, proprietaria
dell'omonimo albergo, si appresta ad ospitare suo zio Jonny, un
lontano parente che ha avuto fortuna nel Nuovo Continente.
Il
sogno americano di facili ricchezze, fa sperare ad Italia un futuro
da star del cinema per la figlia Ginetta che, al contrario, vorrebbe
rimanere a gestire l'albergo.
L'avvicendarsi di buffi personaggi,
in un concitato ménage ricco di equivoci, attira l'attenzione
dello spettatore sino alla fine della commedia, adatta ad un pubblico
di tutte le età.
La casa dellu sindaco
Maria Pia Soi
Saranno riportati piccoli spezzoni della commedia “La casa dellu Sindaco”:
MARIA ANTONIA: Lo sapea j,a te non te ve attempu a fa gnente dentru a sta casa…mo che me metto? Proprio mandoma’ che ci ste l’innagurazio’ dellu monumendu gnovo volea fa sci gl’occhi a quelle scrofotte delle amiche me. Da quanno¹ è sindaco Ciccinu me ancora non so tenuto occasio’ pe fammece vedè sotto mbraccio,e mo che m’è capitata l’occasio’ non tengo gnente de elegante da mettemme.
[…]
SINDACO: madonna santissima che s’è morto quacchiduno?Quistu vestitu a luttu chi è? Qualcheduno delle pompe funebri?
MARIA ANTONIA: Ciccì, non fa gliu spiritosu, quistu è ju maggiordomo gnovu,e va vestitu de niro pecchè è na persona elegante. Sa’ Ciccì, sa’ fa l’autista, lu giardiniere, ed è pure mezzo medicu!...comunque se chiama…Tutù!
[…]
NINETTO:Bona sera sora Palmì,spero che non so venutu a disturbà, ma tengo bisognu de parla’ collu Sindecu.
PALMIRA: dì pure a mi, lu Sindacu sta occupatu, te tanti ‘mpicci da recapa’, e ha delegatu a mi a riceve la gente, po’ j riferisco a issu².
¹ Assimilazione consonantica progressiva
² Metafonesi
NINETTO:
vidi, Sora Palmi, tengo nu figlio de vent’anni che sta senza
lavorà, pella campagna non ce vo veni’,dice che è
allergicu, la terra li fa veni’ da starnuì, a fa lu
manovale non ce vo j, dice che è troppo ‘nteligente pe
sta sotto padrone a mparazze per esempio lu falegname, è coscì
sora Palmì, sta sempre senza fa niente…A spasso dalla
matina¹ alla sera dalla sera alla matina.
¹ Scempiamento delle vocali doppie
3.3 POETI A BRACCIO
Quando si parla di poeti a braccio, si parla di poesia estemporanea.
Si hanno testimonianze di cantori già nel VII secolo a. C.; lo stesso Omero praticava una sorta di poesia estemporanea nelle corti del suo tempo. Si crede, infatti, che l’Iliade e l’Odissea, prima di essere fissate su manoscritti, erano poesie estemporanee.
Negli anni ’50 - ’60 la “poesia a braccio” si ascoltava quasi ogni sera nelle osterie.
Essa ha rappresentato e rappresenta il conto tipico della società contadine, con una varietà di temi che vanno dal religioso al bellico.
Tipiche sono le “tenzoni poetiche”: i canti a contrasto che ancora oggi animano le feste di paese.
Oggi il contrasto poetico avviene in incontri programmati.
Si sceglie un tema al quale attenersi e si improvvisano le parole, cantando su una base scandita da regole metriche. La struttura è quella della poesia classica, i cui versi endecasillabi sono più o meno ottave o quartine, a rima alternata o baciata, il poeta di turno deve ricominciare riprendendo la rima dell’ultimo verso del precedente.
Si organizzano, così, delle divertenti competizioni che oggi richiamano un gran pubblico, tra due o più poeti,generalmente la sera, accompagnate spesso da bevute di vino.
L’Aringroup apre il Festival della provincia di Rieti dei Poeti a braccio¹.
¹Bisogna ricordare che il territorio di Amatrice faceva parte della Provincia di L’Aquila fino al 1927; per questo il fenomeno regionale laziale è parte integrante di quello abruzzese.
Hanno partecipato
all'evento alcuni dei più rinomati poeti a braccio della zona:
Paolo Santini, Alessio Ruggi, Pietro e Donato
De Acutis, Rinaldo Adriani e Mauro Chechi.
Il maggiore rappresentante nel nostro territorio della poesia a braccio è Marcello Patrizi il quale partecipa tuttora alle varie iniziative di questo genere artistico.
Poesia in dialetto
E
co' tanti timori...
lu passatu è crollatu,
l'hau
attaccatu li fiori
l'ha gnottitu lu pratu.
Aringroup
Queste poesie sono state scritte da Domenico Di Gianfrancesco negli anni '70 e sono dedicate al paese di Aringo.
All’Aterno Sono
tornato a te, fiume mio antico, E
oggi che sono vecchio, Aterno amato,
|
Cannella il Sensale Contrariamente
a quanto faceva prima |
Chiesetta
abbandonata |
La mia vigna Una
stradina in salita, tutta sassi, Quando
lavoro in mezzo ai filari Ma
ogni tanto il vento di tramontana
|
Ringraziamenti:
- Domenico Di Gianfrancesco;
- Gruppo musicale
“Aringroup”
(in particolar modo Fabio D’Amico e
Roberto D’Amico);
- Associazione culturale “Aringo Club”;
- Gruppo teatrale
“Quillilà”
(in particolar modo Lorenzo Bacchetta e
Berardina Faccenda);
- Paolini Silvia;
-Forti Giovannina;
-Forti Virginio;
-Fulvi Ida;
-Falegnameria CFM;
-Tudini Andrea e Gino;
-Desiderio De Blasio
-Fam. Crisciotti
-Fam. Calgani
-Il Granaio.
ALCUNE FOTO E TESTI SONO STATI TRATTI DA:
http://www.aringo.info/aringoclub.htm
TESTI:
“Il domininio linguistico italo-romanzo” di Francesco Avolio.
“Dialetto,dialetti e italiano” di Carlo Marcato.